progetto e performance Alessandra Cristiani
musica e suono Gianluca Misiti,
luce Gianni Staropoli
Corpus imaginis, progetto fotografico a cura di Samatha Marenzi e Alberto Canu
produzione PinDoc
coproduzione Teatro Akropolis,
con il sostegno di Armunia /Festival Inequilibrio
in collaborazione con Lios e Alfabeto performativo
con il sostegno di MIC, Regione Siciliana
Dalle tavole pittoriche di Egon Schiele, i suoi corpi-segno preludono a qualcosa di attuale, sono l’affacciarsi a un volume materico della presenza, taciuto o muto. Allo sguardo, immediata e viva è l’impressione di ricevere da loro, la spinta di un dietro a volte colmo, pressato sul davanti ad evocare sigilli arcaici e a tratti un dietro largo e calmo che inonda la persona, la perimetra. Corpi posati in un per sempre, oppure sospesi in uno spasmo o trattenuti dal barlume di un’intuizione, mai disarmati. Corpi resi stretti, pieni che gridano un esubero, una via di fuga o di conquista di sè nel porsi smisurato. Presenze ferrose nella carne e nello spirito, dichiaratamente nella fisicità di un prima, di un dopo, nel mentre di uno stato. E’ necessario far saltare la proporzione aurea, il ricamo rappacificante e lasciare che qualcosa accada impudicamente o che qualcosa sia irriducibilmente. Il corpo e la questione del corpo: materia spirituale, enigma, enormità senza fine. Questo esserne contenuti e al tempo stesso estromessi. Questo disagevole abitarsi perché non se ne riconoscono più gli assi cartesiani, o questa forza dignitosa, banale, sacra, profana di essere solo corpo, emanazione di corpi. Sono questi i tempi per riformulare il senso, accedere agli errori, esorcizzare l’essere umano così come è. Cerco una “dislocazione” che porti un altro sentire, alimenti l’utopia di un nuovo linguaggio corporeo.